
La concimazione dell’orto
Spesso pensiamo che le piante del nostro orto necessitino per crescere solo di acqua e luce, tuttavia nonostante questi due fattori siano di rilevante importanza è importante anche un’idonea nutrizione affinché ogni singola piantina possa avere quella disponibilità di elementi di cui fabbisogni per svilupparsi e produrre al meglio, ecco quindi che si inizia a parlare di concimazione. Ma cosa si intende esattamente con questo termine e soprattutto tra i differenti prodotti che vediamo sugli scaffali del nostro vivaio o garden center di fiducia quale scegliere?
Procediamo passo per passo per cercare di capire meglio.
Perché concimare?
La risposta è immediata: per avere piante sane e forti! Le piante infatti hanno bisogno di 17 nutrienti essenziali in quantità variabili per una normale crescita, nel dettaglio carbonio, idrogeno ed ossigeno forniti dall’aria e dall’acqua mentre i restanti 14, compresi i tre macronutrienti primari (azoto, fosforo e potassio), derivanti dal terreno ma per i quali spesso potrebbe essere necessario un’integrazione con fertilizzanti.
Attenzione che la crescita e lo stato di salute della pianta non sono correlate alla quantità totale disponibile dei nutrienti ma da quello presente in quantità minore poiché, come afferma la Legge del minimo di Liebig, “la crescita è controllata dalla risorsa più scarsa che rappresenta il vero fattore limitante per la crescita delle piante.”
Durante il ciclo colturale quindi osserviamo le nostre piantine per diagnosticare eventuali carenze ma anche eccessi nutrizionali per poter intervenire tempestivamente, ad esempio le piante carenti di azoto possono manifestare un ingiallimento delle foglie più vecchie mentre troppo azoto può causare un eccessivo sviluppo fogliare con ritardo nella fruttificazione oppure la carenza di fosforo comporta crescita stentata e arrossamenti delle lamine fogliari mentre imbrunimenti della pianta con maggiore suscettibilità a malattie possono essere correlate a carenza di potassio.

Da cosa cominciamo?
Partiamo dal terreno in quanto se in esso non ci sono sostanze nutritive la pianta può divenire più vulnerabile ad attacchi di parassiti e funghi. La disponibilità di nutrienti nel suolo dipende da diversi fattori come la tessitura, il contenuto di sostanza organica ed il pH ma capiamo meglio. I terreni ricchi di materia organica hanno una maggiore capacità di trattenere gli elementi nutritivi rispetto sia ai terreni sabbiosi soggetti a perdite di nutrienti, in particolare di azoto, attraverso lisciviazione mediante l’azione dell’acqua sia a quelli con tessitura più fine ossia i più argillosi che trattengono gli elementi non rendendoli però disponibili alle radici.
Dipende dalla specie coltivata ma in generale la condizione pedologica migliore è un suolo di medio impasto definito da una corretta proporzione tra le differenti classi tessiturali, oltre che dotato di sostanza organica e ben drenante.
Il pH del suolo è il grado di alcalinità o acidità dei suoli, quando troppo basso o troppo alto le reazioni chimiche possono alterare la disponibilità dei nutrienti e l’attività biologica nel suolo; il pH ideale per molte colture da orto varia da leggermente acido a neutro quindi da 5,5 a 7,0 ma ci sono eccezioni quindi consigliamo di chiedere a priori l’optimum per la specie che troverà posto nel vostro orto. Se poi voleste essere sicuri delle caratteristiche chimiche e quindi anche della disponibilità dei singoli elementi potete sempre far eseguire presso un laboratorio specializzato un’analisi di un campione prelevato dal vostro terreno.
Una buona pratica inoltre consiste nell’aggiungere sostanza organica al suolo ad esempio apportando un ammendante compostato ossia compost per migliorare sia la porosità e la capacità di filtrazione dell’acqua piovana sia per garantire una riserva di sostanze nutritive rese disponibili per le piante mediante il processo di decomposizione a carico proprio della materia organica ad opera dell’importante flora microbica presente naturalmente nel terreno.

Quale prodotto utilizzare?
Il concime che scegliamo deve soddisfare le esigenze delle nostre piante con un occhio, anche due, per ciò che concerne la salvaguardia del suolo e dell’ambiente.
In commercio troviamo fertilizzanti organici e concimi minerali che differiscono per molteplici aspetti ma principalmente per la modalità di rilascio delle sostanze nutritive, cerchiamo di capire meglio.
I concimi organici di origine animale e/o vegetale come borlanda essiccata, cornunghia, guano, letame essiccato, liquami, pollina, sansa di oliva rilasciano lentamente ed in modo costante gli elementi migliorando anche la capacità di trattenere l’acqua nei terreni sabbiosi e aumentando il drenaggio e l’aerazione nei terreni argillosi, mentre quelli inorganici, derivanti da minerali o da processi industriali di sintesi, presentano una solubilità spesso più repentina; è pur vero che esistono anche fertilizzanti inorganici commercializzati come a lenta cessione o a cessione modulata in grado di rilasciare gli elementi nutritivi su medio termine.
I concimi minerali o inorganici, derivanti da minerali o da processi industriali di sintesi, presentano una solubilità spesso più repentina; è pur vero che esistono anche fertilizzanti inorganici commercializzati come a lenta cessione o a cessione modulata in grado di rilasciare gli elementi nutritivi su medio termine.
Tra le tipologie di fertilizzanti non dimentichiamo quelli organo minerali, ottenuti per reazione o per miscela di uno o più concimi organici con uno o più concimi minerali semplici o composti, spesso applicati durante la preparazione del terreno dell’orto per la cosiddetta concimazione di fondo finalizzata a fornire quegli elementi nutritivi di cui la pianta necessita nelle prime fasi di crescita post trapianto, tali concimi infatti, oltre a rilasciare una matrice organica preservando in tal modo la flora microbica fondamentale per la mineralizzazione, rilasciano in maniera graduale e progressivo gli elementi.
Spesso cercando informazioni relative ai concimi leggiamo il termine “formulato”, ma cosa si intende esattamente? I concimi possono presentarsi in diversi aspetti o appunto formulati quali granuli a lenta cessione (concimi minerali) da distribuire a spaglio sul terreno attorno al colletto della pianta ma non troppo vicino avendo cura di coprirli con un leggero strato di terreno ed irrigando successivamente, nonché pellet e sfarinati (concimi organici) da incorporare nel terreno prima della semina o del trapianto, esistono inoltre concimi liquidi, sia organici che minerali, assorbiti dalle radici più velocemente ed utilizzati mediante fertirrigazione cioè da diluire nell’acqua usata per irrigare e distribuiti sul suolo. In alcuni casi possono essere utili anche i fertilizzanti fogliari, sebbene la maggior parte dell’acquisizione dei nutrienti avvenga attraverso le radici delle piante.

Come e quando concimare?
In generale ricordiamoci di usare il fertilizzante scelto con moderazione secondo dosaggi e frequenze riportate sulle istruzioni della relativa etichetta poiché un uso eccessivo può danneggiare le piante e l’ambiente oltre ad essere uno spreco di denaro.
La modalità d’intervento ed il prodotto da utilizzare dipende strettamente dalla fase in cui la nostra coltura si trova, nel caso di coltivazione in aiuola o in pieno campo si consiglia di eseguire prima del trapianto una concimazione di fondo mediante l’interramento di concime organo minerale granulare con successiva zappatura. In seguito possiamo intervenire con fertirrigazioni ossia applicando concime liquido specifico per orto diluito nell’acqua d’irrigazione.
Ogni fertilizzante acquistato ne possiede una con informazioni importantissime a partire dal titolo indicante quali e quanti elementi sono presenti, in particolare noteremo la sigla N-P-K con i relativi numeri corrispondenti alla percentuale rispettivamente di azoto, fosforo e potassio cioè dei tre macro elementi primari, per esempio se leggiamo 20-20-10 significherà che il nostro concime contiene il 20% di azoto, il 20% di potassio ed il 10% di potassio. Ovviamente oltre ai tre elementi sopra citati è necessario che il nostro concime contenga anche macro elementi secondari e microelementi importanti per uno sviluppo equilibrato della pianta.
È anche possibile utilizzare concimi con differenti titoli in relazione alla fase del ciclo colturale, per esempio per pomodoro, zucchino o melone possiamo applicare, sempre mediante fertirrigazione, durante la prima fase di radicazione e fioritura un concime con titolo 15-28-20, nella fase di accrescimento con titolo 27-10-15, infine nell’ultima fase di maturazione antecedente il raccolto un titolo di 18-12-26; Ma per quale motivo cambiare titolo? Perché i fabbisogni da parte della pianta variano in relazione allo stadio di sviluppo, ad esempio l’azoto favorisce la crescita delle foglie ma a fine stagione può ridurre o ritardare la fruttificazione, inoltre questo elemento viene considerato mobile e solubile quindi facilmente disperdibile e per tale motivo è preferibile somministrarlo quando le piante saranno pronte per utilizzarlo mentre fosforo e potassio, presentando una minore mobilità, possono essere applicati in percentuali maggiori durante la concimazione di fondo.
Alcuni suggerimenti e consigli:
- Scegliamo il concime adatto per la nostra coltura e, a rischio di sembrare ripetitivi, assicuriamoci di utilizzarlo senza eccedere nelle dosi e nelle frequenze ma attenendoci a quanto riportato dalla relativa etichetta.
- Applichiamo direttamente nel terreno i concimi organici o organo minerali prima del trapianto o della semina mentre per i fertilizzanti minerali aspettiamo la stagione di crescita.
- Distribuiamo il concime in modo uniforme sulla superficie del terreno quando questo è abbastanza umido evitando le giornate invernali rigide o quelle torride estive, inoltre nel caso di formulato granulare assicuriamoci di interrarlo leggermente aiutandoci con una zappa.
- Infine aiutiamo il nostro terreno fornendo compost, magari prodotto da noi stessi!