L’irrigazione nelle piante ornamentali

In un giardino privato il modo con cui forniamo acqua al terreno è fondamentale per programmare tempi e volumi necessari. Una regola generale, molto semplice e intuitiva è che non dobbiamo permettere che le nostre fioriture possano arrivare al cosiddetto “avvizzimento”, che consiste nella condizione in cui l’appassimento, o disidratazione della pianta diventa irreversibile. Il termine “appassimento” indica, invece, lo stadio in cui la nostra pianta presenta una carenza idrica che può essere risolta intervenendo con la bagnatura o irrigazione.

In base alle dimensioni dell’area che desideriamo dedicare all’aiuola e alle esigenze idriche delle fioriture, arbusti e alberi presenti, possiamo decidere se prevedere un vero e proprio impianto di irrigazione, che ci permetterà di pianificare e programmare le frequenze degli interventi. Viceversa, ci affideremo alla bagnatura manuale.

1. Come bagnare le piante in vaso

Una pianta in vaso o altro contenitore ha le radici confinate in un ambiente ristretto e limitato. Di conseguenza avrà esigenze idriche diverse rispetto alla stessa pianta trapiantata a terra in aiuola. Deve essere annaffiata con più attenzione, preferibilmente nel momento in cui dimostra di averne bisogno. Questo si osserva quando il terriccio si è asciugato a sufficienza, più evidentemente quando perdono turgore le foglie o addirittura iniziano ad appassire.

Le necessità d’irrigazione variano da specie a specie: alcune preferiscono stare in un terriccio più asciutto, altre costantemente umido e altre ancora possono restare per settimane senza essere annaffiate e senza appassire.

Non esiste comunque una regola ferrea per bagnare le piante allo stesso modo durante tutto l’anno, ma esistono delle variabili che determinano l’intervallo di tempo tra due bagnature e la quantità d’acqua da usare.

La frequenza, infatti, con cui annaffiare non dipende esclusivamente dal tipo di pianta e dalla sua dimensione, ma dai seguenti fattori:

  • Condizioni atmosferiche esterne: in inverno rispetto all’estate le esigenze sono ridotte del 60-80%.
  • Temperatura: più fa freddo e meno le piante bevono, perciò moderare la frequenza e la quantità di acqua.
  • Ventilazione: nelle giornate ventose le piante perdono più acqua per traspirazione dalle foglie, perciò asciugano più velocemente.
  • Umidità dell’aria: con tempo umido e giornate nuvolose la traspirazione diminuisce o si blocca e di conseguenza anche l’assorbimento d’acqua dalle radici.
  • Ore di luce: nelle giornate più lunghe le piante fotosintetizzano per più ore e quindi necessitano di più acqua.
  • Esposizione al sole: più ore le piante sono esposte al sole diretto, rispetto alle ore di ombra, e più le piante bevono.
  • Tipo e dimensione del vaso: il vaso di terracotta è poroso, quindi il terreno asciuga prima rispetto al vaso di plastica e richiederà più acqua.
    Più un vaso è grande rispetto alla pianta ospitata, maggiore è la riserva d’acqua contenuta nel terriccio e meno frequenti risultano le irrigazioni.
  • Qualità del terriccio: i terricci torbosi di qualità trattengono meglio l’acqua, così come quelli che contengono un po’ di argilla; il compost vegetale o un terriccio di bassa qualità ne trattiene poca.

Questi fattori variano nelle diverse situazioni specifiche di coltivazione; la quantità e frequenza d’acqua necessaria di conseguenza saranno diverse; la prima regola quindi è osservare la pianta spesso (ogni giorno in estate) per decidere se annaffiarla o meno.

In generale è buona norma lasciare che la terra si asciughi un po’ prima di annaffiare nuovamente, lasciando che le foglie perdano un po’ il turgore. Infatti il terriccio essiccando lascia spazio all’aria e all’ossigeno a vantaggio soprattutto delle radici e dei peli radicali. Se il terreno è costantemente bagnato, i peli radicali privati di ossigeno non potranno funzionare bene e la pianta può deperire, fino a morire nei casi più gravi per marciume.

I peli radicali, situati all’estremità delle radici, assorbono il nutrimento e l’umidità necessari per la crescita della pianta. Essi hanno bisogno dell’ossigeno per svilupparsi e per svolgere le loro funzioni. Per ottenere una crescita ottimale della pianta, i peli radicali devono essere attivi. Un terreno leggermente secco stimola l’attività degli apici radicali che si sviluppano crescendo in tutte le direzioni alla ricerca di umidità. 

Per saggiare l’umidità e per potere stabilire se una pianta deve essere annaffiata:

  • Infilate un dito (una matita) nel terriccio; è così possibile sentire se è secco o umido.
  • Guardate inoltre il colore della terra: se asciutta sarà più chiara.
  • Se la pianta è in un vaso di plastica e il terriccio è asciutto, questa peserà pochissimo
  • Se il vaso è di terracotta, sarà sufficiente osservare il colore delle pareti del vaso per stabilire se una pianta è stata annaffiata eccessivamente; in questo caso, infatti, il vaso sarà più scuro e viscido al tatto, a volte formerà delle alghe verdi.

Se una pianta non gode di buona salute e il suo stato è da attribuire a un eccesso di irrigazione, la cosa migliore è esaminarne attentamente le radici per constatarne lo stato. La zolla estratta dal vaso deve essere solida e non deve sgretolarsi, le radici devono essere bianche; se sono di consistenza cedevole, di colore brunastro ed emanano un odore acre, significa che la pianta è affetta da marciume radicale e potrà essere curata solo con un trattamento specifico, se siamo ancora in tempo.

Se una pianta ha subito un periodo di carenza d’acqua ed è appassita, il modo migliore per farla riprendere è immergere il vaso per 5-10 minuti in un catino di acqua a temperatura ambiente; in questo modo potrà assorbire velocemente una nuova riserva d’acqua. Se il vaso è troppo grande per essere sollevato, allora fare due irrigazioni, non abbondanti, nel giro di 1 ora. Oppure una abbondante se è dotata di un sottovaso (e rimuovendo l’eventuale acqua in eccesso dal sottovaso dopo due tre ore).

Attenzione: se la pianta è appassita e il terriccio è bagnato significa che vi è un eccesso d’acqua e non bisogna assolutamente bagnare fino a quando il terriccio non si asciuga.

La traspirazione, processo attraverso il quale la piante assorbe acqua, è una attività che la pianta svolge maggiormente quando le temperature sono più alte e principalmente durante le ore di luce. Di conseguenza, è bene annaffiarla la mattina, per garantire una riserva d’acqua  sufficiente per attraversare le ore del giorno più calde e luminose, in modo che verso sera, il terreno incominci già ad asciugarsi e arieggiare per essere poi bagnata il mattino successivo nelle ore più fresche. Se fa molto caldo e una pianta è molto appassita già alla sera, occorre bagnarla subito per evitare foglie gialle e secche. 

2. Come bagnare le piante nelle aiuole fiorite

Non vi è una regola unica per bagnare le piante correttamente durante tutto l’anno, ma esistono delle variabili che determinano l’intervallo di tempo tra due bagnature e la quantità d’acqua da usare.

La frequenza e le dosi irrigue dipendono, da una parte dalla capacità del terreno di trattenere l’acqua, dall’altra dalla richiesta idrica delle piante che può variare moltissimo sia dalle specie che dalla stagione. Le più alte richieste idriche si verificano dove il terreno è più sciolto e sabbioso, in pieno sole nella stagione estiva e su piante stagionali annuali a forte crescita (petunie, begonie, impatiens, coleus ecc..). Viceversa abbiamo basso consumo idrico su terreno di medio impasto dove si coltivano piante xerofite (resistenti alla siccità) come molte graminacee ornamentali (pennisetum, calamagrotis, carex ecc..), le aromatiche (rosmarino, salvia, timo, lavanda ecc..) o le piante da fiore come Portulaca, Gaura, Euphorbia, Lantana, Gazania, Delosperma, Dipladenia, ecc..

Le aiuole con le fioriture stagionali mediamente richiedono più acqua, soprattutto nel periodo della massima fioritura, rispetto a quelle con piante arbustive o graminacee.

Le modalità irrigue non dipendono solo dal tipo di pianta e terreno, ma anche dalle condizioni atmosferiche (temperatura, ventosità, umidità dell’aria) le ore di luce del giorno, la luminosità e l’esposizione al sole diretto dell’aiuola.

Dopo il trapianto, nelle prime due settimane, durante l’attecchimento in aiuola, occorre ricordarsi che le piantine da fiore hanno ancora le radici poco sviluppate e nelle giornate calde appassiscono facilmente. Perciò in questo periodo devono essere irrigate più frequentemente.

In generale, quando le piante sono già grandi, è buona regola fare in modo che la terra si asciughi prima di annaffiare nuovamente, lasciando che le foglie perdano un po’ il turgore e “chiamino” l’acqua. Infatti quando il terreno si asciuga, nella sua porosità c’è più spazio per l’aria e l’ossigeno a vantaggio soprattutto delle radici, che si rafforzano, stabilizzando la pianta e irrobustendo la chioma.

A parità di temperatura, con elevata U.R. dell’aria le piante traspirano meno, quindi assorbono meno acqua rispetto ad una giornata con tempo secco. Nelle giornate ventose e calde invece, la traspirazione è massima, quindi il terreno e le piante asciugano molto in fretta e occorre bagnare prima o di più.

Il vento fa asciugare la vegetazione proporzionalmente alla sua intensità. Una leggera brezza è sempre positiva per le piante, allontana l’umidità in eccesso facendole crescere più sane e forti. Al contrario, l’assenza di movimento d’aria per periodi prolungati mantiene alta l’U.R. e determina l’”afa” in estate, con indebolimento delle piante e maggior facilità di attacchi parassitari. L’aria umida in inverno causa ristagni di umidità dannosi a foglie e fiori e favorisce i marciumi.

Le necessità d’irrigazione variano da specie a specie: alcune preferiscono stare in un terreno più asciutto (graminacee, succulente e xerofite in genere), altre gradiscono e crescono meglio in terreno umido ma drenato, altre ancora possono restare per settimane senza essere annaffiate e senza appassire.

Le specie meno esigenti d’acqua si possono riconoscere perché quasi sempre presentano le foglie piccole, strette o più o meno pelose/lanuginose o ancora succulente con l’epidermide lucida e cerosa. La natura le ha strutturate per limitare al minimo la traspirazione fogliare e quindi la perdita d’acqua che viene conservata nelle foglie e nei fusti. Questi tipi di piante di solito, se bagnate troppo, soffrono gli eccessi idrici che possono portare facilmente alla marcescenza delle radici.

Tra una aiuola sempre al sole ed una sempre all’ombra, a parità di specie floricola, possiamo facilmente notare come le richiesta idriche siamo molto differenti, arrivando anche ad essere meno della metà in situazioni di forte ombra. Nelle posizioni di mezz’ombra ma con il sole che arriva dal primo pomeriggio fino a sera, le richieste idriche sono molto simili a quelle in pieno sole.

Una buona regola è quella di irrigare quando la temperatura dell’acqua è più simile alla temperatura dell’aria e quindi delle foglie, soprattutto quando l’acqua bagna la vegetazione. Se invece l’irrigazione è sotto chioma o interrata, come negli impianti di irrigazione con manichetta gocciolante, vi è più libertà nella scelta dell’orario. In ogni caso è sempre meglio scegliere il mattino, per far in modo che nelle ore più calde delle giornate estive l’acqua sia già stata assorbita dalle piante, mentre in inverno bisogna evitare che le foglie rimangano bagnate durante la notte.

Per gli impianti irrigui a pioggia che bagnano la chioma e i fiori, bisogna evitare le irrigazioni nelle ore più calde del giorno, per non scottare i petali (molto sensibili) e le foglie a causa dell’effetto lente dei raggi solari sulle gocce d’acqua. In questo caso l’irrigazione va fatta molto presto al mattino, idealmente dall’alba fino a 2 ore dopo

Nel periodo invernale le irrigazioni sono molto limitate e solo nelle zone asciutte, dove non piove o piove poco, se vi sono piante fiorite come le viole o ciclamini, si può bagnare nelle giornate più calde possibilmente nelle ore centrali del giorno. Questo anche nel mese di gennaio, se non piove da molto tempo.

Nella maggior parte delle aiuole dove vi sono piante erbacee perenni o arbustive, in stasi vegetativa, l’irrigazione viene sospesa. Sono sufficienti le piogge stagionali.

Nella tarda primaverile inizio estate (T= 20-28°C) le piante fiorite annuali crescono molto velocemente e richiedono più acqua, che deve essere assicurata loro quantomeno prima che inizino ad appassire vistosamente.

In estate, con temperature molto alte e giornate lunghe, le irrigazioni devono essere frequenti e la loro frequenza dipende ancor più più dalle ore di esposizione al sole diretto, dalla specie, se ad alta esigenza idrica o resistente al secco, dal tipo di terreno se sabbioso e drenante oppure pesante (argilloso) o ancora se è dotato di sostanza organica che aiuta a trattenere l’umidità mantenendo una buona porosità per le radici e l’aria.

Bagnare il giusto, secondo le indicazioni date, ma se vi sono ancora incertezze la regola è semplice: bagnare un pò meno quando le piante sono grandi e hanno coperto il terreno con la chioma e i fiori; loro vi diranno quando iniziano a soffrire, cioè quando l’appassimento risulta evidente e prima ancora perdendo il turgore delle foglie. Bagnate un pò di più quando le piante sono piccole e appena trapiantate, ma assicurandovi che quella specie non soffra il freddo. Freddo e bagnato (nella tarda primavera) per le specie sensibili (Zinnia, Vinca, Celosia ecc…) sono un connubio che può essere dannoso, anche seriamente, fino a compromettere l’attecchimento.